Sulle tracce dei Celti: CH, GU, E’. Aspetti fonetici della lingua piemontese

Ho già discusso della presenza di vocali turbate nella parlata subalpina, come tratto francesizzante e quindi celtizzante caratteristico. Ora vorrei trattare di altri fenomeni macroscopici che riportano all’antico popolo dei Celti.

celti in piemonte

Il CH gutturale tedesco viene dai Germani o dai Celti?

La tradizione etimologica di origine tedesca ha portato ad identificare molti fenomeni come di origine germanica, esagerandone il ruolo. Questo è avvenuto soprattutto a scapito dei Celti.

Tra le nozioni linguistiche diffuse a livello popolare vi è la “durezza” della lingua tedesca, spesso parodiata come nel fumetto Sturmtruppen.

Uno dei suoni responsabili di tale asprezza è il CH gutturale aspirato. Considerato un tratto tipico caratterizzante del tedesco, non è in realtà universale nelle lingue germaniche.Esso è più diffuso nel sud della Germania.

Un altro luogo dove è presente questo suono è l’Olanda a sud dei grandi fiumi (ad esempio il nome del calciatore Gullit iniziava in olandese con tale suono e non con la G all’italiana).

In area mediterranea è lo spagnolo a presentare il suono della jota che tuttavia non si estende dialettalmente a tutta la penisola iberica.

La Scozia è con l’Irlanda gaelica la terra tipica del CH fortemente aspirato (es: LochNess). Ricordo che la lettura di un brano in irlandese mi aveva colpito proprio per la presenza di questo suono.

Questo elemento porterebbe ad ipotizzare una origine celtica di questo suono: infatti solo i Celti erano diffusi in tutti i territori citati.
Se tale congettura fosse corretta bisognerebbe valutare la presenza di tale suono nelle lingue dell’Africa Settentrionale, camito-semitiche.

Si potrebbe pensare che le lingue celtiche siano penetrate in Europa dallo Stretto di Gibilterra. Gli altri Indoeuropei sarebbero invece giunti dal Medio Oriente.

Aspetti celtici nella lingua piemontese

Si tende nelle ricostruzioni etimologiche anche del piemontese a sovrabbondare con termini ricostruiti pseudogermanici, sottovalutando l’aspetto celtico. Ora è vero che il suono CH non è entrato direttamente in piemontese. E’ vero anche che alcune C e G dure del nostro idioma non sono altro che la sua trasformazione.

Un altro suono ben più diffuso è il GU in alternativa a V. Dove il latino aveva V le lingue con influenza celtica hanno trasformato tale suono in GU. E’ una trasformazione regolare in celtico brittonico (bretone e gallese), ma è stata attribuita erroneamente all’influenza germanica.

Il piemonte include l’isoglossa Gu/V (ad esempio goardé/vardé) .Come tutte le zone di contatto include, però, eccezioni e ribaltamenti: guarito=varì, ma vomitare=gumité.
Sempre ai celti viene attribuito l’infinito in é dei verbi contro il regolare à lombardo o canavesano.

E che dire dell’onnipresente tratto della lenizione consonantica intervocalica per cui P, T, C latina diventano V, D, G piemontese fino alla totale scomparsa della consonante? E’ caratteristica delle lingue celtiche moderne dove riveste anche un importante ruolo morfologico.

Mentre il lessico piemontese è prevalentemente di impronta latineggiante le particolarità fonetiche indicano la presenza di un superstrato celtico rilevante.

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