Il 21 febbraio di ogni anno dal 2000 l’Unesco celebra la Giornata internazionale della lingua madre. Essa vuole promuovere la diversità culturale e il multilinguismo.
Si celebra in questa data per ricordare una strage: il 21 febbraio del 1952 alcuni studenti bengalesi furono uccisi dalla polizia pakistana. Essi stavano dimostrando a favore del diritto ad utilizzare la propria lingua, diversa da quella ufficiale dello Stato.
Come molte azioni dell’ONU e dei suoi diversi “bracci” alle parole non seguono sempre i fatti e molte intenzioni rimangono sterili. Ciò non è naturalmente una buona ragione per non apprezzare un’iniziativa lodevole.
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA LINGUA MADRE IN PIEMONTE. NOI SIAMO ORFANI?
Nel mio caso si tratterebbe del piemontese nella sua variante delle colline del Po, che ho già descritto nell’articolo sul dialetto di San Raffaele Cimena.
Il tema della giornata del 2012 è l’istruzione in lingua madre, si tratta quindi di un argomento caldissimo nella nostra regione.
Qui, infatti, sono stati deliberati tagli radicali agli insegnamenti in lingua piemontese.
Avete mai sentito parlare della Giornata internazionale della lingua madre dai nostri mass media? Ciò rende evidente quale sia l’interesse per la questione.
Secondo l’Atlante tenuto dall’Unesco stessa il piemontese sarebbe in pericolo, ma parlato da 2000000 di persone. La cifra sembra strana anche a loro, “inflated” cioè gonfiata. Non sto a commentare perché il buon senso è sufficiente.
Vorrei aggiungere una considerazione/provocazione: coloriamoci la pelle in modo diverso e indossiamo qualche gonnellino tribale.
A questo punto potremmo avere a nostra disposizione qualche associazione per la difesa dei popoli indigeni tipo Survival; in alternativa potremo suscitare l’interesse di qualche fondazione filantropica statunitense.
Noi piemontesi siamo un popolo ed anche indigeno, quindi perché appassionarsi solo a ciò che capita ad altre latitudini? Un genocidio culturale resta tale anche senza violenza e per apatia sociale.
Che cosa possiamo fare da parte nostra per festeggiare tale ricorrenza?
A tutti i miei lettori dico: GENEVE NEN, ANCALEVE PURA’D COMENTE’!
Non vi imbarazzate osate tranquillamente commentare!